Sono passati 10 anni dall’invasione americana in Afghanistan e a parte l’annunciato ritiro delle truppe da parte di Obama nel 2014 (nelle ultime ore è stato minacciato l’anticipo al 2013) per ovvia propaganda elettorale, “Oggi la situazione è abbastanza drammatica”, ci confida Gian Micalessin, inviato di guerra de il Giornale, che da 25 anni calca quei territori. Nel 1983, quando è partito per l’Afghanistan per il suo primo vero reportage in compagnia di Almerigo Grilz e Fausto Biloslavo, questo paese rappresentava il Vietnam dell’Unione Sovietica.
“Il progetto dell’amministrazione Obama (che era anche quello di Petreus) di riparare agli errori, è venuto un po’ a mancare”, ci dice ancora.
È accaduto che per anni lo stato afghano sia stato dimenticato, nonostante la guerra avesse liberato il paese dai talebani. “Gli americani guidavano le operazioni – prosegue Micalessin – e l’obiettivo era quello di conquistare il cuore della popolazione e sviluppare la governance del paese, l’economia, ma di fatto l’annuncio di ritirare le truppe dall’Afghanistan rappresenta la sconfitta. Di fatto la rimonta simile all’Iraq è rimasta a metà dell’opera, non si è sviluppata l’amministrazione locale e non è nato un regime democratico nel paese. La sensazione è quella di aver sprecato tempo, vite di uomini e tanti soldi soprattutto”.
L’intervista.