Oggi anche il teatro, riscoprendo il valore didattico e morale di se stesso, riprende vicende storiche per tentare di trovare un senso a quelle attuali. Lo fa il compositore che firma l’opera. Pesca nella storia, nella narrazione primogenita della storia stessa dell’uomo, la Bibbia, e scandaglia i territori antichi alla ricerca di una spiegazione.
Lo ha fatto anche Giorgio Battistelli nell’opera ‘Le figlie di Lot’, tratta dalla Genesi. Battistelli va addentro al microcosmo dei drammi del nostro tempo, mettendo al centro delle riflessioni l’uomo sconvolto dai problemi etici. La storia di Lot interessa la cultura ebraica, come quella cristiana e musulmana. E’ la storia dell’ospitalità, della fede, della fiducia, dell’obbedienza, dell’incredulità, dell’impurità, e delle conseguenze del peccato.
Le figlie di Lot stordirono il loro padre con il vino e copularono con esso. Le generazioni nate da quell’incesto furono i Moabiti e gli Ammoniti, eterni nemici di Israele. Questa pagina piuttosto dura – cioè, secondo l’autore – indigeribile per la nostra sensibilità morale, per l’antico autore biblico aveva anche un altro scopo oltre quello di condannare un atto immorale: voleva mostrare l’origine impura di due popoli. “Ho avvertito – dice Battistelli – una grande affinità con il senso di spaesamento del nostro presente”.
La conclusione dell’opera vede in scena bambini che camminano a 4 zampe, con Lot vecchio che dorme sotto un albero a bocca aperta e le due figlie che chiamano per nome la progenie, intenta a giocare con gli animali del deserto.
Sembra uno scatto di reportage..
[da facebook, post di Marilena Rodi]